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All’interno di un approccio didattico metacognitivo (introdotto nell’articolo precedente, LINK http://www.centrostudivivamente.it/articolo/apprendimento-e-metacognizione-imparare-ad-imparare) abbiamo sottolineato come i processi di pensiero vengano valorizzati rispetto ai contenuti. In particolare, nell’ottica metacognitiva vengono potenziate le capacità di selezione, riflessione, pianificazione e monitoraggio sui processi di pensiero, nel tentativo di promuovere un apprendimento attivo e riflessivo. Come abbiamo già sottolineato in precedenza, centrali appaiono a questo scopo le strategie.
In realtà, le strategie fanno già attualmente parte del corpus di tecniche didattiche adottate dai docenti di tutti i gradi scolastici: quello che può renderne l’insegnamento inefficace, però, è che possono presentare delle difficoltà nel mantenimento e nella generalizzazione. Questo accade quando l’apprendimento delle strategie presentate avviene in modo meccanico, senza che esse vengano sperimentate e fatte proprie dagli alunni attraverso un coinvolgimento attivo e prolungato nel tempo. La semplice acquisizione di una strategia funzionale, quindi, non basta per ottenere un apprendimento autoregolato e autonomo.
L’obiettivo dell’insegnamento basato sulle strategie deve essere quello di ottenere un apprendimento flessibile delle strategie, che comporta una loro comprensione ad un livello profondo (e non una mera applicazione per imitazione) ovvero la capacità di riflettere sul loro uso, selezionarle in base al compito, compiere operazioni di verifica e, se necessario, variazione e coordinamento delle stesse.
Come fare, nel concreto, per raggiungere questo obiettivo?
Le strategie dovrebbero essere un obiettivo esplicito dell’istruzione, in modo da favorire una loro messa in atto consapevole e controllata.
Nell’insegnamento è importante rinforzare positivamente l’uso del pensiero in modo attivo e partecipato, adottando un’ottica interattiva e costruttivista:
- interattiva, in quanto l’apprendimento delle strategie passa attraverso la discussione collaborativa, che può avvenire nel contesto di classe incentivando la partecipazione e la cooperazione di tutti, ma anche in una situazione di piccolo gruppo o in una relazione duale (ad esempio, con la mamma o il papà mentre si svolgono i compiti a casa);
- costruttivista, in quanto l’apprendimento delle strategie passa attraverso un processo di scoperta guidata dove l’adulto (insegnante, genitore o educatore) “pensa ad alta voce” insieme agli alunni e utilizza una serie di veicoli per guidare la discussione:
- feedback che promuovono l’uso del pensiero in modo attivo ed una centratura rispetto al processo di apprendimento
- modelling delle risposte degli alunni guidandole e incanalandole attraverso indizi fino a giungere alla migliore approssimazione possibile del risultato desiderato
- incoraggiamento ed elaborazione di tutti i commenti e i contributi utili alla discussione
- aiuto mirato ma non suggestivo di fronte ai momenti di impasse.
Le strategie, oltre ad essere introdotte in questo contesto interattivo, devono però essere sperimentate attivamente per potersi rivelare efficaci, attraverso l’esercizio e la sperimentazione. La discussione della consegna e l’osservazione degli esempi saranno sicuramente dei passi importanti su cui soffermarsi.
Sarà questo il contesto in cui ci si potrà confrontare anche con l’insuccesso e l’errore, che dovranno essere affrontati nella medesima ottica e affrontati come un’inevitabile parte del processo di apprendimento, rivelandosi come un’opportunità per rivalutare in senso critico la strategia appena utilizzata. Il ruolo dell’adulto si rivelerà importante anche nel limitare, per quanto possibile, la frustrazione di fronte alle difficoltà, cercando di contenere l’espressione degli affetti negativi e incentivando i tentativi di mettere in atto strategie alternative. Così facendo, gli alunni possono sentirsi gratificati dal proprio coinvolgimento attivo e ottenere un rinforzo anche in termini motivazionali, aumentando il proprio senso di autoefficacia percepita e la fiducia in se stessi.
Con il tempo, l’applicazione di un ventaglio sempre più ampio di strategie a svariati contesti favorirà la generalizzazione, ma anche la personalizzazione delle strategie da parte degli alunni: essi inizialmente cercheranno di applicarle a diversi contesti, per poi arrivare a mettere gradualmente in atto processi di selezione fino ad individuare la strategia più adeguata a ogni specifico compito. Ciò significa che esse sono state apprese e interiorizzate, e che i bambini/ragazzi sono divenuti ormai autonomi nel loro utilizzo.
L’utilizzo di questo metodo promuove, negli alunni, oltre alla conoscenza di contenuti e di un buon ventaglio di strategie (che comprende anche la capacità esercitare un monitoraggio metacognitivo su di esse) nonché abilità di riflessione e pianificazione, fiducia negli risultati dell’impegno e nella possibilità di migliorarsi e motivazione intrinseca nei confronti dell’apprendere.
Purtroppo, ci sono anche dei contro: adottare questa metodologia di insegnamento richiede sicuramente un allungamento dei tempi della didattica per poter essere messa in pratica estensivamente. Ciò mal si concilia con i ritmi sostenuti che gli insegnanti spesso riferiscono di dover mantenere per restare al passo coi programmi; però si tratta di un investimento sul lungo termine in quanto gli alunni guadagnano in autonomia e conquistano una serie di meta-abilità che evolvono con loro, dato che viene promossa anche una positiva assunzione di responsabilità verso il processo di apprendimento. Questo importante mutamento di paradigma sta già iniziando a permeare alcuni testi scolastici e alcuni contesti formativi, grazie ad alcuni progetti e all’interesse di insegnanti che stanno iniziando ad includere la metacognizione tra gli obiettivi della propria didattica.
Fornisco, di seguito, una breve bibliografia di riferimento (tutta della casa editrice ERICKSON) dove è possibile trovare riferimenti teorici sull’approccio didattico metacognitivo, ma anche molte attività pratiche da sperimentare con i ragazzi (in classe, ma anche a casa! Perché no?)
Introduzione alle attività per lo sviluppo della metacognizione:
- “AVVIAMENTO ALLA METACOGNIZIONE: attività su <<riflettere sulla mente>>, <<la mente in azione>>, <<controllare la mente>> e <<credere nella mente>> ” Gianna Friso, Paola Palladino e Cesare Cornoldi
- “ATTENZIONE E METACOGNIZIONE: come migliorare la concentrazione della classe” Gian Marco Marzocchi, Adriana Molin e Silvia Poli
- “MEMORIA E METACOGNIZIONE: attività didattiche per imparare a ricordare” Cesare Cornoldi e Beatrice Caponi
- “DIDATTICA METACOGNITIVA: come insegnare strategie efficaci di apprendimento” John G. Borkowski e Nithi Muthukrishna
Attività più specifiche per la letto-scrittura…
- “LETTURA E METACOGNIZIONE: attività didattiche per la comprensione del testo” Rossana De Beni e Francesca Pazzaglia
- “SCRITTURA E METACOGNIZIONE: linee teoriche e proposte operative” Lerida Cisotto
…e per la matematica:
- “DIDATTICA METACOGNITIVA DELLA MATEMATICA: nuove prospettive e strumenti” Beatrice Caponi, Grazia Falco, Roberta Focchiatti, Cesare Cornoldi e Daniela Lucangeli
- “MATEMATICA E METACOGNIZIONE: atteggiamenti metacognitivi e processi di controllo” Cesare Cornoldi, Beatrice Caponi, Grazia Falco, Roberta Focchiatti, Daniela Lucangeli e Marta Todeschini
Dott.ssa Chiara Peloli
Psicologa, Psicodiagnosta, Conduttrice di Gruppi di Parola